Nonostante le convinzioni che circolano nell'immaginario collettivo e l'infausta nomina che gli è stata attribuita ingiustamente, il Pastore Tedesco è una delle razza più controllate e schedate per questa patologia, presentando di conseguenza una percentuale di soggetti colpiti abbastanza contenuta (per il numero totale di soggetti testati) rispetto ad molte altre razze, le quali invece mostrano indici più elevati di esemplari affetti su un numero molto inferiore di soggetti controllati.
[Il Pastore Tedesco si trova al 39° posto della classifica stilata dall'OFA nel 2015, con l'81% di esenti ed il 19% di affetti da HD su circa 121500 soggetti testati!!!]
La displasia dell'anca è un'anomalia di formazione e di sviluppo dell'articolazione coxo-femorale che può essere riscontrata in tutte le specie di animali domestici, ma assume particolare risalto nel cane. Consiste in una malformazione dell'articolazione coxo-femorale nella sua componente acetabolare (displasia dell'anca di tipo acetabolare), femorale (displasia dell'anca di tipo femorale ) o di entrambe le componenti, ciò produce un'incongruenza tra le superfici articolari con conseguente alterazione delle stesse; ciò porta inevitabilmente a malattia degenerativa articolare o artrosi cronica. E' la malattia ortopedica di origine non traumatica più diffusa e conosciuta nei cani di taglia media, grande e gigante (taglie canine in cui la malattia ha maggior prevalenza e soprattutto si manifesta con maggior gravità). Essa costituisce la malattia ereditaria del cane che da più anni è stata oggetto di studi e di programmi di controllo; è stata studiata e diagnosticata in oltre 150 razze canine.
Questa è una patologia multifattoriale, ossia numerosi fattori, quali quelli genetici, ambientali e nutrizionali, entrano in gioco nel suo sviluppo e nel determinarne la gravità. La displasia dell'anca è considerata una malattia ereditaria, pur non essendo congenita, con modalità di trasmissione determinate da numerosi geni, cosa che ne rende difficile l'identificazione dei soggetti portatori. Ciò significa che la malattia può essere trasmessa, con modalità ancora non chiarite, da un genitore ad un discendente, ma non è comunque presente quando il cane nasce perché la stessa articolazione si conforma durante il periodo della crescita. Le alterazioni anatomiche poligenetiche si osservano sul processo di formazione dell'acetabolo, oppure sullo sviluppo dei mezzi di contenimento, attivi (muscoli del bacino), e passivi (legamento rotondo e capsula articolare) dell'articolazione coxo-femorale. Indipendentemente dai fattori ereditari, anche caratteristiche morfologiche di razza e condizioni endocrine individuali possono rivestire un ruolo complementare nella genesi della malattia. Tra le condizioni ambientali, il movimento troppo intenso di cuccioli in rapido accrescimento, eccessivamente pesanti, tenuti liberi in ambiente accidentato, può favorire l'aggravamento della condizione patologica. Anche il sesso dell'animale può condizionare la comparsa della displasia; nel cane le femmine sono colpite in rapporto 3:1 rispetto ai maschi, questo è dovuto alla presenza di estrogeni, in quanto la relaxina determina un rilassamento della capsule articolare. Nei cani displasici, la cavità acetabolare risulta troppo ampia, poco profonda e con margini insufficientemente rilevati. Ne risulta una instabilità della testa del femore nel corso del movimento che, con il progredire dello sviluppo dell'animale determinano manifestazioni consequenziali di tipo artrosico.
Nei cani con displasia dell'anca, le modalità con cui si presentano i segni clinici e la loro gravità variano notevolmente da un soggetto all'altro.
Il cane appare comunemente riluttante a muoversi, perché cerca di proteggere l'articolazione dolente.
Si riscontra anche una modificazione del modo di correre, in quanto l'animale cerca di proteggere l'articolazione dolente assumendo una nuova andatura, che richieda minor movimento a livello dell'anca.
L'animale può manifestare un quadro clinico caratterizzato da difficoltà ad alzarsi, a procedere ad andatura normale e a sdraiarsi, e mostrare dolore in seguito a manualità sugli arti posteriori.
Ci sono molte opzioni chirurgiche possibili in caso di displasia dell'anca ed è importante capire quali sono i pazienti che trarrebbero beneficio da un intervento chirurgico. In ogni caso il trattamento chirurgico comporta un periodo di recupero abbastanza lungo e delle spese consistenti. Spesso non è necessario trattare chirurgicamente entrambe le anche se sono displasiche, perché l’intervento solo una è spesso sufficiente a dare buoni risultati. Secondo la gravità della displasia, il tipo di alterazioni, l’età del cane e l’attività a cui è destinato vi sono diversi tipi di intervento.
Il trattamento non chirurgico della displasia dell'anca è essenzialmente lo stesso che si esegue per qualsiasi altro tipo di artrite. Si possono impiegare integratori nutrizionali per aiutare la riparazione della cartilagine, antidolorifici e farmaci anti-infiammatori. Anche fisioterapia e massaggi sono importanti e utili. Se possibile, il nuoto è un validissimo aiuto perché permette di sviluppare i muscoli senza sollecitare eccessivamente le articolazioni.
Poichè la displasia ha una componente ereditaria, l'incidenza può essere ridotta semplicemente allevando e destinando alla riproduzione cani sani, in particolare quelli provenienti da linee di
sangue con la più bassa incidenza di displasia.
Il successo del programma di prevenzione dipende da più fattori:
Ma anche:
Non essendo ancora state identificate le mappe genetiche del cane e quindi non essendo ancora stati identificati i geni responsabili della malattia per poter individuare i soggetti portatori, il controllo di queste razze può essere effettuato oggi solo attraverso lo screening del fenotipo (ossia come sono fatte le articolazioni) dei riproduttori e di quanti più parenti possibili.
Il controllo della displasia delle anche avviene SOLO attraverso lo studio radiografico delle articolazioni delle anche e lo studio viene eseguito all'età minima di 1 anno, per essere certi che le anche abbiano completato il loro sviluppo. L'età minima richiesta è di 12 mesi per tutte le razze, eccetto però quelle giganti (Alani, Molossi, S. Bernardo, Terranova, Mastino Napoletano) per le quali è di 18 mesi; altra eccezione riguarda razze come Leonberger, Rottweiler, Briard, Bovaro Svizzero e Bovaro del Bernese per le quali l'età è di 15 mesi.
Per i soggetti che vengono radiografati ad un'età superiore si deve tener conto delle modificazioni artosiche secondarie. L'esame radiografico viene effettuato sul cane anestetizzato o profondamente sedato e mantenuto in decubito dorsale. Le pellicole poi vengono esaminate da una centrale di lettura accreditata (in Italia CELEMASCHE o FSA).
I radiogrammi vengono esaminati da un esperto o da una commissione di esperti accreditati ed ogni cane è classificato, seguendo la classificazione FCI, in:
Nessun allevatore potrà mai garantire con certezza che un suo cucciolo non sarà mai displasico, ma l'allevatore onesto userà soltanto cani sani in riproduzione e darà le maggiori garanzie per la salute del cucciolo.
Nonostante il modo di allevare coscienzioso di molti allevatori, la maggior parte di essi producono una piccolissima percentuale di cani displatici. Questi cani, se non gravemente colpiti, possono condurre vite normali e felici. Esistono comunque, nei casi più gravi, tipi di operazioni chirurgiche che migliorano la vita del cane affetto da displasia.